La Porta di San Martino, conosciuta anche come Porta Nuova o Porta Romana per la direzione che da lì conduceva alla capitale, era una delle tre porte d'accesso alla città etrusca fortificata di Proceno. Situata all'inizio dell'attuale Via della Pace, collegava il borgo alla Chiesa della Madonna SS. della Pace, lungo l'antico tracciato verso Roma. La zona antistante la porta era animata dalla Piazza di San Martino, dove si trovava l'omonima chiesa con il relativo convento, punto di riferimento per la comunità locale.
La porta fu abbattuta nel 1876 per consentire l'allargamento della strada che portava alla piazza principale. Accanto ad essa sorgeva un torrione difensivo, costruito nel 1525, del quale rimangono i resti alla base della rupe. Dai documenti storici si evince che, a partire dal periodo del Cardinale Guido Ascanio Sforza (circa 1550), furono effettuati numerosi interventi di manutenzione sia muraria che di falegnameria.
Funzione e regolamenti
Come per le altre porte del borgo, anche per quella di San Martino venivano eletti due portinari, incaricati di aprire e chiudere l'accesso secondo orari precisi. La porta veniva chiusa entro la prima ora della notte e riaperta all'alba, salvo specifica autorizzazione del Governatore. Le uniche eccezioni erano durante il periodo della mietitura (1 luglio - 15 agosto) e della vendemmia (1 settembre - 15 ottobre), in cui era consentito l'accesso anche nelle ore notturne.
Sebbene oggi la porta non esista più, il suo ruolo storico è ancora ben presente nella memoria collettiva di Proceno, e i resti visibili ne testimoniano l'importanza strategica e sociale.