La Porta del Bottino rappresenta una delle tre antiche porte d'accesso alla città etrusca di Proceno. Situata nel quartiere un tempo detto della SS. Trinità, dava accesso al popoloso Rione del Bottino, che ospitava anche il ghetto ebraico, probabilmente abitato da comunità provenienti da Pitigliano o Sorano. La presenza ebraica è documentata nei registri comunali del XV secolo, così come l'esistenza di una sinagoga, citata in documenti del 1626 e 1639. Il toponimo "Bottino" o "Bottinaccio" deriva dalla presenza di una fonte naturale, alimentata dallo stillicidio delle acque piovane provenienti dal centro abitato. L'importanza dell'acqua è testimoniata dagli Statuti Comunali, che regolavano la manutenzione della fonte e la figura del chiavicaro e fontanaro, responsabile della pulizia delle chiaviche e dell'approvvigionamento idrico. In cambio del servizio, il chiavicaro godeva dell'usufrutto dell'orticello del Bottino.
La porta, come le altre due di Proceno (Porta Fiorentina e Porta di San Martino), faceva parte del sistema difensivo della città, che nei secoli si era dotata di poderose mura. Alla sua destra si ergeva un torrione costruito nel 1492, poi demolito nel XVIII secolo per fare spazio alla Chiesa di San Giovanni Battista.
Abbandono, restauro e rinascita
Per secoli, la porta restò chiusa e inaccessibile a causa dello scivolamento del terreno, dovuto proprio all’acqua che ne aveva reso impossibile la manutenzione. Solo di recente, grazie a un progetto di consolidamento e recupero, il sito è stato riaperto al pubblico. Oggi un percorso pedonale consente nuovamente di attraversare la terza porta di Proceno, restituendo al borgo un importante collegamento tra passato e presente.
Dove
Corso Regina Margherita, 179, 01020 Proceno (VT)