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Il Cannarolo

Il pescatore dello Stridolone e la memoria della cannara

Nella tradizione popolare di Proceno, il Cannarolo era la figura del pescatore locale che, lungo il fiume Stridolone, utilizzava un antico strumento artigianale chiamato cannara. Questo attrezzo, costruito con canne intrecciate e vinchi (rami flessibili), aveva la forma di un cono a imbuto e veniva sistemato nelle acque basse ma correnti del fiume, dove nella notte riusciva a catturare i pesci.

La pesca non era un passatempo, ma un'attività di sussistenza: il pescato veniva venduto o barattato per contribuire alla povera economia domestica contadina. Il Cannarolo, quindi, non era solo un pescatore, ma un lavoratore del fiume, legato alla terra, alla fame e alla sopravvivenza della sua famiglia.

Una leggenda locale narra di un cannarolo sorpreso dalla piena del fiume in una giornata di maltempo. Invece di abbandonare la sua cannara – preziosa per la sopravvivenza della sua famiglia – egli si aggrappò con tutte le forze all’attrezzo, gridando la frase rimasta nella memoria collettiva di Proceno:
“Addio Proceno, ma la cannara nu la lasso…”

Questo gesto, a metà tra sacrificio e attaccamento, è diventato simbolo dell’identità procenese, della sua gente laboriosa, testarda e profondamente legata agli strumenti del proprio vivere quotidiano.



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